Kërkím (CD)

La differenza fondamentale tra Mos Prit, primo cd di Pierpaolo Petta, e Kërkím sta tutta nel progetto.
Mos prit era, infatti, una prova da interprete, un florilegio di titoli che doveva saggiare una tenuta esecutiva e le potenzialità espressive di uno strumento. L’invito espresso sin dal titolo a non fermarsi era uno sguardo rivolto all’oltre dell’hic et nunc del pezzo stesso. Sicché il singolo brano era di per sé evento da contemplare, pezzo di bravura, momento epifanico in cui l’ammirazione per la tecnica prendeva il sopravvento su ogni altra considerazione con la sua dimensione incantatoria.
Allo stesso modo, per una specie di moto uguale e contrario, Mos prit era anche sintesi di un percorso che pescava a piene mani da una prassi che nel tempo si era fatta quasi abitudine. Ed ecco allora che nel novero di brani potevano affacciarsi anche titoli tratti dal repertorio teatrale delle musiche di scena composte per gli spettacoli di Sergio Vespertino ed ecco che lo stesso attore diventava coprotagonista ideale di un’esecuzione di voce e di cuore.
Mos prit era la corsa di un treno che attraversa i paesaggi della memoria e della tradizione senza trovare una stazione, senza arrendersi all’uso di quel freno che trasforma il finestrino in quadro da guardarsi nella comodità della poltroncina del viaggiatore.
Kërkím, invece sposta l’attenzione altrove. Contiene al suo interno un’idea forte e a questa si assoggettano tutti gli elementi della sua stessa costruzione. La successione di brani non segue un percorso di alternanze barocche ad uso di un continuo senso di stupore, ma è legata al bisogno di un discorso, all’esigenza di una comunicazione.
Se Mos prit era più il disco di un esecutore, Kërkím sembra essere, invece, l’espressione di un compositore che insegue un’illuminazione, che sperimenta, che fa discorso e che, con consapevolezza, si pone il problema del destinatario del suo dire e del linguaggio più adatto per veicolarlo.
Così il singolo pezzo che in Mos prit poteva anche starsene da solo, a farsi rincorrere dalle orecchie dell’ascoltatore, qui assume il suo significato anche dai brani che gli stanno vicino e che gli fanno da contesto.
La tradizione che in Mos prit era il punto di partenza è qui la meta da inseguire, la stella polare che indica la direzione, la strada da percorrere. Non ciò da cui nasciamo, ma ciò a cui vogliamo fare ritorno perché è lì che sta tutto il nostro senso e il motivo di ogni nostra ricerca.
Di qui il respiro quasi sinfonico che sta a monte di tanti brani in una costante ricerca di sonorità d’insieme in cui la fisarmonica sappia farsi pietra angolare intorno alla quale costruire tutto un edificio.
Kërkím, per questo, ci sembra sempre più una sorta di cattedrale in cui ogni maestranza porta la sua tradizione e i suoi mattoni, ma in cui è l’insieme a fare corpo e a sfidare tenace il corso del tempo. In questo senso si spiega l’aprirsi della musica anche ad altre tradizioni che non siano quella strettamente arbëreshe da cui Pierpaolo Petta proviene.
Tutto sommato questo piccolo miracolo è reso possibile dall’ormai assoluta immedesimazione dell’autore/esecutore con la propria stessa cultura. Solo chi è forte della propria tradizione può aprirsi all’altro con tanta generosità. Solo chi ha messo a terra profonde radici non ha più paura delle contaminazioni che servono a crescere insieme e a colmare le distanze. Perché la mia identità la posso misurare solo se cerco la mia immagine nella pupilla dell’altro che mi guarda.
Kërkím è un notevolissimo risultato musicale, di quelli destinati a lasciare un segno. Vi brilla dentro un’autentica passione che si appoggia su una prassi esecutiva sopraffina che passa anche per il sax di Agostino Cirrito, il violino di Larsen Genovese (cui sono affidati passaggi espressiva di grande potenza), le percussioni di Michele Piccione, la chitarra di Gero Pitanza e il flauto di Benedetto Basile.
Un’esperienza musicale importante che, come tutte le esperienze, si conclude in commiato malinconico e dolce: con Jemi arbëresh un canto commosso e commovente che afferma e saluta. Perché le cose belle non hanno bisogno dei fuochi artificiali, ma delle emozioni più vere.

Esecutore: Pierpoalo Petta
TitoloKërkím
Etichetta: PPP

Tracklist: 1) Ptantz (G. Pitanza) 2) Fisarmonica (P. Petta) 3) Sirba (Trad.) 4) Der yid in yerushalayim (Trad.) 5) Rythme Futur (D.Reinhardt) 6) Sholom Aleykhem (Trad.) 7) Dynamo Horo (Trad.) 8) Odessa Bulgar (Trad.) 9) Miniskordje (P. Petta) 10) Radici Lontane (P. Petta) 11) Stress (P. Petta) 12) Jemi Arbëresh (P. Petta)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Il contenuto è protetto