Parole.
Parole che si rincorrono come onde sulla superficie del mare.
Parole che si avvicendano, si accavallano o, pianamente, si distendono nella loro leggerezza e nella loro pienezza sotto un cielo che ha lo stesso colore del mare ed è altrettanto mutevole.
Parole che sono gioco, ma non per questo innocue perché hanno un peso specifico e un’importanza che ci sfida e ci obbliga, a ogni bracciata, a fare i conti con noi stessi.
Leggendo Un mare di parole, piccolo libro azzurro come una sera piena di luna e risacca, si sente prima di tutto l’amore disperato che Carmina Trillino nutre per la pagina scritta.
Nei suoi racconti la parola non è vista semplicisticamente come rifugio e riparo dalle incertezze della vita, ma, con bella lucidità, è percepita come entità ambigua e mutevole, come realtà da blandire e accarezzare con quieto sgomento perché essa conserva la suo interno tanto il potere lenitivo della cura, quanto la forza aggressiva del dolore che esprime come sintomo.
Carmina Trillino, nello scrivere i suoi racconti non ricorda tanto una scrittrice chiusa in una stanza tutta per sé. Piuttosto sembra una domatrice che si impegna nell’improbabile compito di addomesticare un animale la cui bellezza è ferina e pericolosa. La si potrebbe, volendo, paragonare a un’equilibrista che cammina sul filo di una corda, senza la certezza delle rete, mentre l’equilibrio fa a braccio di ferro con la gravità e l’ombrellino aperto si riempie della tentazione del silenzio.
Per lei, lo scrive pure in una breve introduzione, la parola è panacea e terapia. Quello che non dice, ma si sente in tante pagine, è che essa spesso, brucia come un disinfettante e, se ricuce le ferite del nostro sentire spesso troppo scoperto, lo fa con ago, filo e la pazienza dolorosa del rammendatore di stoffe.
I suoi racconti sono argini che si rompono e fiumi che scorrono dove prima era solo deserto. Acque che si inebriano dei mulinelli prodotti da una corrente senza freni che porta via ogni ostacolo nella volontà potente difarsi unico paesaggio con il rischio, qualche volta, di perdere la bussola. Immagini incredibilmente belle perché intimamente terribili per cui l’autore diventa quasi un sacerdote che media, come Medea, tra le figure dell’inconscio e il piacere piano di un lettore che qui e ora, sfoglia il libro e accetta il rischio di farsene ammaliare.
Anche quando gioca con le convenzioni del genere come in Ormeggio (quasi un giallo, pur nella rinuncia alla geometria razionale del whodonit, in favore di scelte più affini al poliziesco) o in Lo gnomo tra i capelli (bizzarro fantasy a metà tra sogno e fantasticheria), la voluttà del racconto, il piacere di rotolarsi tra le pagine scende a patti con un sotterraneo senso sacrale della narrazione che si riempie di timore.
Nei suoi momenti migliori Un mare di parole colpisce per il grande bisogno di sincerità che trasuda dalle immagini, dalle situazioni messe in campo, dalla qualità delle emozioni.
La rabbia spesso repressa (Limbo, ma anche Quarantotto, quarantanove, cinquanta), il senso di inadeguatezza (forte in alcuni ottimi passaggi di L’appartamento silente, ad esempio), il rimpianto per gli affetti perduti (Non ti bastano le nuvole per scrivere e ancor più Ti ho spento la luce) palpitano forti insieme all’ebrezza di abbandono e scoperta di sé del viaggio (Socrate Diogene, Il cielo di Sark) all’ansia del crescere al disperato, urlato, lacerato bisogno di amore (Più forte di tutto, più forte di tutti).
In questo vasto caleidoscopio di situazioni e storie che spesso hanno il sapore della vita vera e per questo bruciano un pochino di più alla lettura quasi fossero un cicchetto di whiskey buttato giù un po’ troppo in fretta, anche la necessaria disparità di ispirazione (non tutti i racconti sono ugualmente alti e urgenti come è giusto che sia in un’antologia) sembra farsi parte di un disegno ondoso che dona a tutto il libro una sua strana compattezza.
È questa la prima pubblicazionedi Carmina Trillino. Speriamo ne arrivino presto altre.
Autore: Carmina Trillino
Titolo: Un mare di parole
Copertina flessibile: 128 pagine
Editore: Giovane Holden Edizioni (30 agosto 2015)
Collana: Battitore libero
Lingua: Italiano
ISBN: 978-8863966701