Due armonici diversi vibrano all’unisono nella voce di Fabrizio Falco che legge Pirandello.
Il primo è il timbro cupo e scuro di un narratore antico che, dal suo cantuccio di lucida ironia, guarda la miseria umana col distacco limpido dell’età e della filosofia.
Il secondo, vibrante e tenorile, è quello appassionato del giovane che non si rassegna, che invece lotta e che cerca ancora un suo significato nel mondo indifferente di maschere e convenzioni.
In mezzo al contendere, tra i due registri e le due diverse altezze, c’è tutto il mestiere dell’attore e tutta la sua scuola.
Ad ogni passo questa tecnica, questo bagaglio del mestiere che è ancora piccolo, ma già importante, cerca la mediazione impossibile tra alto e basso, tra freddo e caldo, tra sogno e incubo.
A ben vedere questo braccio di ferro che, a tutta prima sembra essere semplicemente quello tra l’attore e il suo testo formidabile, è già a suo modo una scelta da interprete.
In fin dei conti, infatti, questa inconciliabilità di opposti c’è sempre stata in tutto Pirandello e nel suo guardare un po’ dall’alto il fato dei suoi personaggi, vivendone però sulla pelle e nelle vene l’intimo travaglio e il dolore.
Il grande autore siciliano è sempre stato vecchio e giovane, coro e solista nel mondo sordo e senza età della tragedia. E così lo emozionavano le ansie di un uomo dal fiore in bocca, ma si riconosceva anche nella cautela compassata di quell’avventore che gli faceva da spalla senza troppo interferire e che avrebbe preferito continuare a badare ai casi suoi.
Sta tutto qui il sentimento del contrario di cui tanto si vagheggia a scuola. Nell’essere e non essere con le cose, nel vedere e nel vedersi, nel dividersi tra chi parla e chi ascolta, tra chi narra e chi vive. Con la consapevolezza saturnina di riuscire a viversi una vita solo scrivendone e che se è vero che la vita è una condanna, la scrittura non è, però, uno sconto di pena.
Di qui viene fuori quel sorriso acidulo che ti taglia lo sguardo, quel senso freddo che è tipico di uno che non si rassegna al fatto che la vita sia, ma non per questo sa come arrivare a un qualche tipo di assoluzione.
Fabrizio Falco legge Pirandello confrontandolo con la sua età. Intimorito, forse dalla grandezza delle parole che deve proferire, ma pronto alla sfida perché sa che non può esserci trionfo se prima non si salta nel vuoto. Dei due timbri che lascia vibrare insieme nella voce quello tenorile è certo il più vicino al suo sentire, ma quel che sorprende è che anche quello basso non gli è lontano.
Così l’asprezza del destino dei personaggi che mette in voce gli riesce acidulo quel tanto che basta da bruciarti il palato senza farti troppo male. E gli riesce davvero di metterci dentro tutta un’ansia di ribellione che non stona mai con l’ironia del filosofo e del narratore.
Una bella prova d’attore, la sua, in cui indovini tutto lo studio e l’uso smaliziato dei ferri del mestiere, ma in un provare e riprovare che si appoggia sempre all’intuito di chi il palcoscenico sa viverselo fino all’ultimo respiro.
Autore: Luigi Pirandello
Titolo: Pensaci, Giacomino! e altre novelle lette da Fabrizio Falco
Editore: Emons
Collana: Audiolibri
Dati: CD MP3 con letture della durata complessiva di 4 ore e 14 minuti
Anno: 2013
Prezzo: 14,90 €
Isbn: 9788898425037
Webinfo: Scheda libro sul sito Emons Editore